Da circa mezzo secolo si è a conoscenza degli effetti benefici dell’olio di cocco che per questo è stato considerato un alimento sano almeno fino a trent’anni fa, quando i media divulgarono la notizia che i grassi saturi causerebbero malattie cardiache. Improvvisamente, quindi, l’olio di cocco ha cominciato ad incutere timore ed è stato sostituito da quello di soia. In prima linea nella propaganda a discapito dell’olio di cocco ci fu l’American Soybean Association, che, promuovendo una campagna negativa costrinse circa 70.000 agricoltori di cocco a spostare le proprie coltivazioni, ha provocato negli ultimi 20 anni, una perdita economica di 1,4 miliardi dollari. Il produttore di olio di cocco PCOPA all’epoca, cercò di smentire a gran voce le accuse dell’ASA, sostenendo che non tutti i grassi saturi rappresentavano un male per la salute1. Anche se si desse per vera l’affermazione dell’ASA di un reale danno provocato dai grassi saturi2, soprattutto all’apparato cardiovascolare, come è possibile allora che gli abitanti del Sud del Pacifico che hanno vissuto per secoli seguendo diete tradizionali ricche di cocco raramente contraggano tali malattie al cuore?
Di contro, quando questi isolani migrarono in Nuova Zelanda, abbassando l’assunzione di olio di cocco e introducendo oli idrogenati nella loro dieta, il colesterolo totale ed il colesterolo cattivo (LDL) aumentarono mentre quello buono (HDL) diminuì3. Ciò si spiega in quanto non tutti i grassi saturi sono uguali. Diversi studi hanno infatti confermato che alcuni grassi saturi rappresentano realmente un rischio per la salute cardiovascolare e questi vengono chiamati acidi grassi a catena lunga (long chain satured)4. Si distinguono dagli altri acidi grassi per la quantità di molecole di carbonio al loro interno: sono presenti infatti dalle 16 molecole in su, mentre negli acidi grassi a catena corta possono essere 2, 3 o 4 e in quelli a catena media 6, 8, 10 o 12.
L’olio di cocco contiene acidi grassi a catena media (medium chain satured), i quali hanno un effetto completamente diverso sul corpo rispetto a quelli a catena lunga e risultano effettivamente benefici per la salute. L’olio di cocco ha anche proprietà antivirali, antibatteriche, antiprotozoarie e porta alla normalizzazione dei lipidi corporei. Protegge contro i danni da alcol al fegato, migliora i tempi di risposta anti-infiammatoria del sistema immunitario e regola il colesterolo e la pressione del sangue. Altri oli, ad esempio quello di palma, hanno un quantitativo di acidi grassi a catena lunga molto più elevato rispetto all’olio di cocco.
L’olio di cocco si presta a svariati utilizzi sia a livello alimentare che estetico.
Ci sono molti modi per aggiungerlo alla propria dieta, ad esempio può sostituire l’olio che normalmente si usa in cucina, si può aggiungere a frullati oppure utilizzarlo come sostituto del burro nella preparazione dei dolci.
Infine può essere utilizzato sotto forma di creme ed unguenti. Con la sua azione emolliente dona elasticità alla pelle secca. Può essere utilizzato persino per nutrire i capelli.
Note:
1) http://www.gmwatch.org/latest-listing/44-2005/4037-american-soybean-association-health-scares-and-smear-campaigns
2) The Politics of Fat: Food and Nutrition Policy in America; Laura S. Sims; 1998
3) Cholesterol, coconuts, and diet on Polynesian atolls: a natural experiment: the Pukapuka and Tokelau Island studies; Prior IA, Davidson F, Salmond CE, Czochanska Z.; 1981.
4) What’s Up with Coconut Oil?; Creig Hassel; 2005